La diligenza corre all’impazzata trainata da quattro cavalli veloci come il vento. Sobbalza, ondeggia paurosamente, tanto da sembrare che stia ancora su per qualche strano sortilegio, sfidando tutte le leggi della fisica. Il postiglione incita i cavalli pur sapendo che non potrebbero correre di più, ma il timore di poter cadere nelle mani degli inseguitori gli fa credere che un miracolo può sempre avvenire. Dietro la polvere che si alza al passare della diligenza, in un panorama deserto e desolato, un gruppo di indiani pellerossa è all’inseguimento di chi ha osato attraversare una terra che non gli appartiene, quei “visi pallidi” che si stanno lentamente impossessando di tutto: territori e vite. Il gruppo di indiani si avvicina sempre più pericolosamente alla diligenza, lancia le prime frecce verso quegli incauti passeggeri che, affacciati dai finestrini, misurano mentalmente la distanza che li separa dagli inseguitori. Sembra quasi che il loro destino stia per compiersi, quando da lontano arriva il suono di una tromba: un reggimento di Cavalleggeri di pattuglia nella zona, sta arrivando in soccorso dei viaggiatori, mettendoli finalmente in salvo.

Una scena già vista? Centinaia di volte. I classici western hanno sempre avuto dei punti di riferimento che si ripetevano in ogni pellicola: la diligenza, gli indiani con le loro frecce, la cavalleria, il cattivo, l’eroe intrepido, la giovane donna ingenua e innamorata. A tutto ciò, faceva da sfondo un paesaggio desertico, con canyon e montagne come fossero stati messi lì apposta per facilitare agguati e inseguimenti, un ambiente che da solo evocava solitudine, suggestione, mistero, fascino. E qual è il panorama per eccellenza, che ha ammaliato registi e attori, ed è stato protagonista di moltissimi film di successo, tanto da diventare esso stesso protagonista e star? Facile: Monument Valley.

Situato al confine tra lo Utah e l’Arizona, Monument Valley si trova all’interno del territorio navajo, il cui popolo gestisce tutte le attività che avvengono nell’area: dal Centro visitatori all’organizzazione del tour con auto o a cavallo, dal biglietto d’ingresso al parco agli hotel che si trovano in punti strategici della valle, alle piccole botteghe dove si vendono oggetti artigianali di loro produzione.

Monument Valley, icona degli Stati Uniti d’America, fa parte di quei paesaggi che quando li vedi ti lasciano il segno dentro.

Già appena arrivi percorrendo la famosa Highway 163 – un rettilineo in leggera pendenza che sembra catapultarti nel cuore della vallata – hai l’impressione di vivere in un’altra era.

Oltre 65 milioni di anni fa qui si trovava un altipiano di arenaria la cui l’erosione gli ha dato un volto nuovo: per millenni le azioni atmosferiche insieme ai movimenti tellurici hanno creato canyon, terrazze, strapiombi, pianure, rendendo questa valle unica. Oggi ci si trova di fronte ad un’area prevalentemente pianeggiante, punteggiata da guglie, torri, colonne fatte di roccia e sabbia, che sembrano essere state messe lì per ricordare la forza della natura. Alcuni di questi monoliti raggiungono i 300-400 metri e vengono definiti butte, se la loro altezza supera la larghezza, e mesa se sono più larghi che alti; se alla loro base si trovano detriti significa che lì l’erosione è ancora in corso.

A guardarli si potrebbe pensare che il trascorrere del tempo si sia divertito nel forgiarli, tanto che alcuni di essi hanno delle forme così particolari da meritarsi dei nomi: le Muffole, sono due formazioni rocciose, una di fronte all’altra, composte da un unico massiccio (le dita) con accanto una sottile colonna (il pollice); il Castello, è un monolito contornato da guglie; le Tre sorelle, sono tre lunghi pinnacoli posti l’uno accanto all’altro; la “Gallina nel Nido” ricorda l’animale nel suo habitat. In realtà le formazioni rocciose da non perdere sono undici, e si trovano su di un percorso predefinito che permette di visitarle tutte. Ma ciò che rende Monument Valley affascinante è il suo colore: l’arenaria è intrisa di ferro, per cui tutto il paesaggio assume una colorazione rossastra dalle varie sfumature.

La magia si accentua al calar della sera quando una mano invisibile dipinge tutta la vallata dal rosso vermiglio al rosa al viola. Uno spettacolo che nessun pittore, per quanto provetto, riuscirebbe a creare.

Previous Ennio Morricone "suona" Guernica
Next Rientro no-stress: le piante per ritrovare la serenità