Può superare il metro d’altezza e il suo peso raggiungere oltre i quaranta chili. È il pinguino imperatore, un uccello che non è in grado di volare e vive esclusivamente sui ghiacci dell’Antartide, battuti da venti impetuosi e sui quali le temperature possono raggiungere anche i 60 gradi al di sotto dello zero. Ma nonostante l’inospitalità dell’ambiente circostante, il pinguino imperatore è riuscito a sviluppare una serie di adattamenti fisiologici e di comportamenti sociali che gli hanno permesso si sopravvivere e riprodursi sulle banchine ghiacciate Antartiche.
Questo almeno fino a tre anni fa, quando gli scienziati del British Antarctic Survey (Bas) che seguono le diverse colonie di pinguini, si sono accorti che qualcosa stava minando la loro sopravvivenza.
Studiando le immagini satellitari, ad altissima risoluzione, della colonia di pinguini che si trova ad Halley Bay – la seconda più numerosa al mondo, con un numero di coppie riproduttive che varia da 14mila a 25mila, ovvero il 5-9% della popolazione dei pinguini imperatore – i ricercatori hanno rilevato la quasi totale assenza di pulcini. Un evento che si è manifestato la prima volta nel 2016 e si è ripetuto nel 2017 e nel 2018.
Che cosa è accaduto? I pinguini imperatore, a differenza delle altre specie di pinguini, non depongono le uova sulle rocce ma direttamente sul ghiaccio; ciò avviene tra maggio e giugno, in pieno inverno, durante il quale le uova vengono accudite fino al loro schiudersi. I pulcini, però, saranno in grado di nuotare ed essere autosufficienti all’arrivo dell’estate antartica, ovvero a dicembre quando le banchise si sciolgono. L’innalzamento delle temperature registrate in questi ultimi anni ha decretato, invece, lo scioglimento dei ghiacci intorno ad ottobre, quando i pulcini ancora non sapevano nuotare. Ciò ha determinato la morte di migliaia di piccoli (si stima circa 25mila ogni anno) e il progressivo spopolamento della colonia di Halley Bay.
Cosa accadrà in questo 2019 è ancora presto per dirlo, ma forse un barlume di speranza di salvare il pinguino imperatore dall’estinzione c’è ancora. Nella colonia di Dawson Lambton, infatti, il numero dei pinguini è aumentato notevolmente, probabilmente per “l’emigrazione” degli esemplari, provenienti dalla vicina Halley Bay, in cerca di un territorio adatto a far crescere i propri piccoli.
Un comportamento migratorio non abituale per i pinguini imperatore, per i quali si prospetta la sparizione del 50-70% degli esemplari entro la fine del secolo, se l’Antartide continuerà a sciogliersi.
Dall’Africa alla Nuova Zelanda nessun pinguino è al sicuro

La specie Occhigialli, che vive nella Nuova Zelanda sud orientale, è passata da 7mila esemplari nel Duemila a 1.600 nel 2017. La causa della sua scomparsa è dovuta, oltre ai cambiamenti climatici, alle reti da pesca che imprigionano questi esemplari.

Il pinguino del Capo vive principalmente in Sudafrica e Namibia. Il numero di esemplari è passato da 2 milioni e mezzo, agli inizi del XX secolo, a 50 mila di oggi. La causa principale della sua estinzione è l’inquinamento ambientale oltre alla rimozione del loro guano, che i pinguini utilizzano per nidificare.
Curiosità
Un padre eroico
La femmina depone solo un uovo e va in cerca di cibo, per mesi. In questo periodo il maschio resta a digiuno e tiene l’uovo tra le zampe, coprendolo con una piega della pelle, fino alla schiusa.
Mutuo soccorso
I pinguini imperatore per sconfiggere il freddo invernale, si dispondono a cerchio stringendosi l’un l’altro. A turno, gli individui all’interno del gruppo si spostano all’esterno e viceversa.