Una ricerca condotta su di un campione di lavoratori europei, ha messo in luce il desiderio degli over 50 di essere attivi anche oltre l’età pensionabile.
Tra il 1990 e il 2015, il numero dei centenari presenti in europa occidentale si è quintuplicato, così come è aumentata la speranza di vita.
Ma, considerando l’invecchiamento della popolazione, è ancora lecito aspettarsi che le persone siano disposte a cessare di lavorare intorno ai 65 anni d’età e mantenere, quindi, lo stesso profilo finanziario – determinato dalla pensione percepita – per un tempo pari a circa un trentennio della loro vita futura?
È ciò che si sono chiesti alla Deloitte, azienda di servizi di consulenza e revisione, che ha commissionato una ricerca sul mondo del lavoro in alcuni degli Stati europei.
The Voice of the Workforce in Europe, così si intitola l’indagine, è stata realizzata ascoltando l’opinione di 15 mila lavoratori, dai 25 anni in poi, facenti parte di dieci paesi europei (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito).
Il desiderio più grande: lavorare oltre l’età pensionabile
Il desiderio di essere ancora attivi e produttivi, anche se si sono superati i cinquant’anni, è evidente in due lavoratori su tre, che hanno manifestato la loro disponibilità a terminare la loro carriera lavorativa ben oltre l’età l’età pensionabile.
E se, nel campione europeo, il 30% degli intervistati considera i 65 anni l’età giusta per andare in pensione, il 19% degli italiani è convinto di poter smettere di lavorare a 67 anni, mentre l’11% ritiene giusto arrivare almeno a 70 anni d’età.
Lavorare significa essere sicuri economicamente
Ma perché questa resistenza ad andare in pensione?
Per l’87% del campione, lavorare conferisce “sicurezza e stabilità”, considerate delle priorità in tempi d’incertezza economica e politica come quelli in cui stiamo vivendo.
Anche il “posto fisso” con il contratto a tempo indeterminato sono molto amati dagli europei (61%) che su questi temi “battono” gli italiani che li preferiscono per il 58% degli intervistati.
Per i nostri lavoratori è invece importante la formazione: il 67% ritiene, infatti, che essere aggiornati “faccia la differenza”.
No Comment